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"Ciò che conta è l'abitudine di imparare ad amare"

(Jane Austen 1775-1817)

La poesia d'amore...

Lizzie: Mi chiedo chi abbia scoperto che la poesia ha il potere di scacciare l'amore.
Darcy: Credevo fosse il nutrimento dell'amore.
Lizzie: Se l'amore è deciso e vigoroso, può darsi. Ma se è solo una vaga inclinazione penso che un misero sonetto lo faccia morire di fame.
Darcy: Cosa raccomandate dunque per incoraggiare i sentimenti?
Lizzie: La danza. Persino se il cavaliere è appena passabile.

Tratto da Orgoglio e pregiudizio

lunedì 29 dicembre 2008

Breve illusione

Fu come insana allucinazione,
che con artiglio di fuoco
mi strappò gli occhi orfani di lacrime.

Fu come un miraggio magnifico,
io mi avvicinai incautamente per sfiorarlo
e la falsa illusione si rivelò
trucco del Demonio per irretirmi:
l'artiglio di fiamme mi strappò il cuore dal petto,
ormai freddo.

Fu una disgraziata illusione questo amore,
straziante errore che minò
la salute della mia anima.
Fu una terribile illusione.

Ma fu breve.

martedì 23 dicembre 2008

Disincanto di Natale

E' freddo, fuori è freddo.
Le luci accese, accecanti, abbaglianti di intermittenze
a me sembrano spente, buie.
E' freddo e non c'è sole,
ho la vaga sensazione che dovrebbe esserci neve
ma non c'è neve, non c'è:
nessuna linea bianca che addolcisca il mio sguardo duro.
Il mio disincanto di Natale compie le sue note di rincrescimento.
Non ha nevicato, non nevicherà mai
ma è così freddo, è così avvizzito, è così smemorato
questo tempo di festività.
Non una linea bianca nevosa che dia un attimo di pace
al paesaggio desolato del mio fine anno;
nemmeno questo.

Eppure, guardando il cielo grigio,
ho la seppur vaga idea che dovrebbe esserci neve
o che qualcuno, abbia pietà di me, mi spieghi
la ragione di questi dolci canti!
Perché tale gioia? Perché?

Io ho solo un disincanto di Natale,
la voce fuoriesce a fatica, le note stonano vistosamente,
è freddo e nessun fuoco mi scioglie l'ugola.
A luci spente colgo il mio Natale,
frugale sequela di piccoli riti di sopravvivenza annuale
che poco o nulla hanno a che fare con me;
a luci spente cerco di preservare i miei occhi
dal luccichio schizofrenico di mille lucine impazzite,
a luci spente assaggio la mia solitudine e la mia miseria.

Non chiederò niente al signore di rossovestito:
non mi esaudirà, nemmeno stavolta!
Mi rimanderà al mittente la Speranza,
si farà negare dai suoi aiutanti...
pur di lasciarmi a mani vuote.
Al freddo di un Natale disincantato.

Cerco una traccia di neve,
ma i miei occhi non s'ingannano:
nemmeno quest'anno fiocchi di ghiaccio per me;
ma le mie mani sono ugualmente gelide
e nessuna cascata di neve allieterà di note bianche il mio Natale.
Solo freddo nelle ossa, nel cuore in solitudine.
Semplicemente un altro anno di sbandata malinconia dell'anima.

E' freddo, sì, è tanto freddo.
Mi rannicchio tra le braccia come una farfalla con un'ala spezzata,
mi rannicchio per sfuggire al freddo del non amore,
mi rannicchio per non udire i canti del mondo,
le candele e le luci accecano i miei giovani occhi.
Le lacrime non sono un unguento, ahimè!

E' freddo e le mani sono gelide...
Nessun caldo abbraccio mi cullerà.

giovedì 18 dicembre 2008

Lamentazione

Lamento il distacco e maledico il Fato beffardo
che si prende gioco di me e di te
tenendoci sempre, inevitabilmente separati.

Mi lamento e rendo lamentosi
tutti i miei giorni di solitudine,
senza che le ore possano scorrere in pace,
normalmente.

Lamento la tua assenza.

E forse, chissà, anche lì nel tuo angolo lontano,
nel tuo cuore si nasconde un pensiero d'angoscia
per questo nostro destino di miseria.

E allora, io estendo, innalzo il mio lamento d'amore
per entrambi i nostri cuori.

Come se il nostro dolore fosse il medesimo.

29 settembre 2007

sabato 13 dicembre 2008

Primo amore

Questa stagione di primo amore
scorre tra dolci angosce e amare gioie fugaci;
è come il compleanno della Vita:
luminoso di aspettative all'ombra di dubbi colorati in chiaroscuro.

Godo di questo sole,
perché il domani è un'incognita.

5 maggio 2007

martedì 9 dicembre 2008

Solo un sorriso sghembo, in eredità

Che cuore in frantumi mi devasta il petto!
Il mio seno ha perduto l'istinto di maternità,
nelle mie vene non scorre sangue,
non scorre sangue.

La mia mente è vuota
e il vuoto vi impera.
La mia anima è maledetta,
le mie braccia sono spezzate,
le mie lacrime sono finite.

Io non sono più una donna.

Io sono morta:
non lascio nulla in eredità di me stessa.

O forse un sorriso amaro...?

18 dicembre 2007

(questa poesia, scritta un anno fa, esprime il senso del sentire che ha determinato, poi, tutto l'anno seguente...)

giovedì 4 dicembre 2008

Crepuscolo

Se mi fossi accorta prima che tu eri un vampiro,
forse non ti avrei amato?
Magari mi sarei riparata il cuore nel petto
per non farmelo traviare dalla tua sublime attrazione?
Se avessi intuito, se avessi!

Già, perché tu non hai preso il mio sangue,
- sarebbe stato infinitamente meno doloroso! -:
hai succhiato la mia anima!
Sfregio più mortale che un morso di denti acuminati sulla pelle.
Di goccia in goccia...
hai preso a morsi e succhiato, quasi con sublime noncuranza,
il mio spirito, la mia volontà e la mia innocenza.

Se ti avessi smascherato finché ero in tempo,
avrei giocato pericolosamente con la difficile scommessa di amare?
Così simile al gettarsi nel vuoto...

Potrei supporre che il disorientamento del mio istinto
sia più che mai giustificato: data la tua natura.
Ma l'amore confonde l'istinto
e prepara ai salti nel buio;
spiana la strada a sconosciute vie.

E io ti ho amato.
Oh, quanto!
Oh, tanto!

Ma tu sei un vampiro:
e ti sei nutrito del sangue
dei miei casti sentimenti;
e quale dannanzione hai lasciato dietro di te!
Sangue e sfinimento, sangue e sfinimento.

Sei figlio della notte,
ma una creatura del sogno di addormentate giornate:
la notte è solo di veglia, poi l'attesa dell'alba.

E di una possibilità di amare ancora che non avrò mai.
Nemmeno nell'immortalità.

(in un certo qual modo, posso ben dire di aver tenuto per lungo tempo a un vampiro, piuttosto che a un essere umano con una coscienza e dei sentimenti; ho amato un vampiro... di quelli cattivi che succhiano l'anima e, infine, ti uccidono... Una vera perdita di tempo... col senno di poi, so di aver sbagliato tutto! Anche perché se il vampiro fosse stato questo, beh, allora sì, che ne sarebbe valsa la pena...)

lunedì 1 dicembre 2008

Amore di rossi segni nell'anima

Un amore tenero e sbagliato è germogliato in me.
Le sue radici, le sue foglie, le sue spine
mi hanno lasciato segni indelebili,
come tracce color sangue.

Come indizi d'una passione sbagliata
che non porta nient'altro,
se non dolore.

Un amore tenero, delicato come la follia,
ha minato la lucidità della mia anima
e difendermi, con le unghie e con i denti,
a poco è servito: infine ho perduto;
ho amato e ho perduto.
Perduto te.
Perduto me stessa.
Tutto.

Il mio amor proprio ho ucciso
per questo tenero amore distruttivo...
e non ho avuto nulla.
Se non follia e rossi segni come piaghe nell'anima.

E un cuore trafitto.

(lirica sempre composta nel periodo marzo-aprile 2008)