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"Ciò che conta è l'abitudine di imparare ad amare"

(Jane Austen 1775-1817)

La poesia d'amore...

Lizzie: Mi chiedo chi abbia scoperto che la poesia ha il potere di scacciare l'amore.
Darcy: Credevo fosse il nutrimento dell'amore.
Lizzie: Se l'amore è deciso e vigoroso, può darsi. Ma se è solo una vaga inclinazione penso che un misero sonetto lo faccia morire di fame.
Darcy: Cosa raccomandate dunque per incoraggiare i sentimenti?
Lizzie: La danza. Persino se il cavaliere è appena passabile.

Tratto da Orgoglio e pregiudizio

mercoledì 20 maggio 2009

Crocerossine II (parole come crocerossine)

E' fredda la pelle senza l'arco accogliente del suo abbraccio,
è morta la pelle.
Mi abituo all'idea e ne muoio ogni notte.
Oh, le fantasie sono fendenti gelidi che squarciano la notte,
il sonno, l'incubo, il silenzio... la vita e le parole,
le parole, danno sollievo...
Le parole... sono crocerossine che leniscono l'assenza, il dolore.

Ho un'anima denudata e così la offro al mondo
e la solitudine mi sorride magnanima...

La bocca si nasconde come un cucciolo pauroso.
La bocca, la bocca... un tempo...
un tempo neanche troppo lontano mi apparteneva...
ma ora è cresciuta e non sa più riconoscere.

Oh, la rabbia che reprimo si prende gioco di me...
anche la rabbia mi offende! Che burla!

Tutti, tutti sognano l'amore.
Ah, per molti è una sfumatura di colore rosso intenso,
rosso sangue che difficilmente si lascia afferrare...
Oh, come le farfalle in volo sfugge via
e nessuna rete giunge mai in provvidenziale soccorso!

Chi ha coraggio di concretizzare le parole?
Quanti hanno il coraggio di rischiare, di giocare questa partita?
Di provare a dirsi vivi e veri e sinceri e coraggiosi e umani,
in fin dei conti... quanti?
Oh, ho paura di rispondere a tale quesito...
ma il cuore sa, il cuore sa e si dissangua...

Troppo morti, ormai morti per sperare di diventare sani...
E nemmeno parole come crocerossine sanno curare,
nemmeno... no...

maggio 2008

(non una vera poesia, ma un insieme di riflessioni e considerazioni...)

giovedì 14 maggio 2009

Crocerossine (o la gloria della poetessa)

Le parole, le parole come crocerossine mi vengono in soccorso:
pretendono di trasformare il male dell'anima
in bellezza poetica,
che non potendo donare l'amore anelato
quantomeno concede la fama, il prestigio e la celebrità alla poetessa.

Le parole mi accudiscono da brave infermiere,
somministrandomi alfabeti da mettere in rima
e affittandomi ampi spazi bianchi di fogli di carta A4
per sfogare l'insana malattia d'amore,
altrimenti repressa.

Sono in convalescenza poetica!
Sono in ferie dal duro lavoro della razionalità,
avaramente retribuita.

Oh, le parole!
Diligenti crocerossine con i loro colletti inamidati,
mi guariranno?

Le crocerossine, le parole come crocerossine
sapranno lenire la mia malattia?

6 luglio 2008

mercoledì 6 maggio 2009

Come Elizabeth


Mi sembrava giusto lasciarmi il tramonto pastello alle spalle.
Ho tracciato un percorso di passi mai calpestati.
Ho passeggiato nel prato avvolto dall'ombra,
una quiete irreale, accarezzata dal mondo inquieto del mio cuore.
Mi sono sentita come Elizabeth... ma io non sono lei.
Io rassomoglio a me stessa, sono una creatura della mia stessa penna.
Ho passeggiato in solitaria nel giardino,
tra il vecchio, avvizzito ciliegio e gli ulivi;
rannicchiata nella mia giacchetta...
simile a un abbraccio simulato.
Ho camminato in cerchio alcuni tristi minuti
constatando compiaciuta e commossa la mia solitudine.
Il cuore ha gridato, ma a chi importa?
Ho perso il mio sentiero di passi immaginari tra le foglie;
la stagione è al crepuscolo.
Tu sei distante una vita intera da me... lontano, smarrito...
ti cercavo dietro al ciliegio, consapevole che mai, mai
mi saresti apparso.
Ho passeggiato in silenzio, sola col tuo spettro.
Ho respirato nuova quiete.
Mi sono illusa per un momento di rassomogliare a Elizabeth...
ma questo non è il mio lieto fine.
26 agosto 2008
***
(questa è la poesia che ho scritto a cui sono più legata in assoluto: per il momento in cui è stata composta - e soprattutto per quello che è accaduto poco dopo -, per la sensazione carica di pathos che esprime, per il richiamo al personaggio letterario che amo di più Elizabeth Bennet di Orgoglio e pregiudizio. Questi versi li ho scritti lo scorso anno durante il soggiorno nella mia casa di campagna: dopo una passeggiata nel giardino davanti la casa; ebbi come la sensazione, trovai delle somiglianze con la particolare atmosfera che si percepisce nelle battute finali del film con Keira Knightley: la stessa luce - benché io fossi al tramonto mentre nel film si tratta dell'alba -, la stessa dolce solitudine, la stessa poesia nell'aria... e mi sono ritrovata a credere di essere Elizabeth o quantomeno di rassomigliarle molto in quel frangente. Ma come si è visto: non ho avuto alcun lieto fine...)