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"Ciò che conta è l'abitudine di imparare ad amare"

(Jane Austen 1775-1817)

La poesia d'amore...

Lizzie: Mi chiedo chi abbia scoperto che la poesia ha il potere di scacciare l'amore.
Darcy: Credevo fosse il nutrimento dell'amore.
Lizzie: Se l'amore è deciso e vigoroso, può darsi. Ma se è solo una vaga inclinazione penso che un misero sonetto lo faccia morire di fame.
Darcy: Cosa raccomandate dunque per incoraggiare i sentimenti?
Lizzie: La danza. Persino se il cavaliere è appena passabile.

Tratto da Orgoglio e pregiudizio

lunedì 9 novembre 2009

Il Nulla

Io non sono nulla.
Tu non sei nulla.

Nulla. Nulla. Nulla.

Siamo la nebbia che si abbassa sonnolenta
sulla pianura d'una memoria presto dimenticata.
Siamo il ghigno amaro della Vita che fallisce.
Non siamo amore,
non sei amore,
non sei amore,
non sei nulla!

Sei la rabbia che ho verso me stessa.

Io non sono nulla
e nemmeno tu lo sei.

Ma io perlomeno sono la Bellezza di queste parole!
E tu non saprai mai cosa possa significare esserlo!

Autunno 2008

martedì 20 ottobre 2009

Specchio delle mie brame

Mi rendo conto di non essere più la stessa,
il riflesso nello specchio mi guarda forestiero,
mi guardo indietro e ho perso la strada,
sono una maschera abbandonata dal volto.

Tutti questi anni dove si sono smarriti?
Che cosa ne è stato di me?
Chiedo allo specchio,
supplico una risposta...
Ma lo specchio delle mie brame non ha una parola per me.

Sperduta in questo reame che mi disereda,
non ho un posto dove ricacciarmi
e vago e vago e vago senza meta,
non ho più speranze nel mio cuore.

Non ho più una Fede che abbia fede in me.

Dove sono nascosti i miei anni passati?
Sgattaiolati via senza che me ne accorgessi,
che cosa mi resta,
che cosa,
chi sono diventata?
Una maschera senza più volto.

Il riflesso nello specchio mi tratta da spettro:
non mi rimanda immagine.
Specchio, specchio delle mie brame... hai una parola per me?
"Tu non esisti,
tu non sei nulla",
sembra che mi risponda ogni volta.

No, non ho un posto dove ricacciarmi...
e trascino la mia scontentezza e la mia maschera per troppo brevi eternità...

domenica 11 ottobre 2009

Everything ends

Ogni cosa finisce,
ogni, ogni cosa...
ogni momento,
ogni,
ogni,
nemmeno un istante.

Oh, no.

Tutto finisce. Tutto.

E nemmeno un istante di fugace felicità...

Quale millenaria colpa devo espiare per essere condannata ad una simile infelicità?

Ogni cosa finisce,
ogni istante,
ogni.

L'amore non è mai iniziato.

domenica 6 settembre 2009

Tentativo di improvvisare versi una notte di fine estate...

Nero cielo, non ascolti.
Mi osservi senza una parola...
Il silenzio ti assomiglia.
Non hai la faccia per rispondere,
non hai vergogna delle tue mancanze,
non t'interessa cosa penso di te
(non penso niente di buono),
non t'interessa il mio canto.

Non t'interessa nulla, nero cielo!

T'interessa solamente la tua vanità!
Della tua vanità mi faccio beffe,
tu non conosci rammarico,
le mie risposte tu non mi dai.

Nero cielo, non sono tua figlia,
le mie risposte le cercherò da me,
nero cielo, non ascolti...
Mai, mai, mai...

23 agosto 2009

sabato 8 agosto 2009

In vacanza dalla fatica della vita

In vacanza dalla fatica della vita
così voglio stare
e dimenticare
e dimenticare
e dimenticare...

Tutta la fatica della vita!

martedì 21 luglio 2009

Il tuo volto di pietra

Il tuo volto di pietra,
pietra che non ha volto;
e ci sono i due innamorati:
lui non conosce il volto di lei,
lei non conosce il volto di lui,
né la voce, né la consistenza del corpo.

Ma solo pietra.
Ma solo indifferenza.
Ma solo vuoto, in questa storia.

Non una lacrima di sorriso
che dia senso al nulla
che opprime il petto dei due innamorati,
privi delle rispettive anime.

Il tuo volto di pietra scruta assorto,
pietra che non ha volto.

22 luglio 2007

venerdì 3 luglio 2009

Il tuo nome, un'ultima volta

Ho pronunciato ancora una volta il tuo nome.
E mai più labbra di fuoco per te.

Sei un bacio gelido senza bocca.

Ho pronunciato in sofferte sillabe il tuo nome,
sgrammaticate alquanto!
A questo sei ridotto!
Un mucchietto misero di suoni senza significato.

Le vocali e le consonanti ti hanno abbandonato!
E io nel pronunciare l'eterna sventura del tuo nome...
ne dimenticavo al contempo le sillabe.
E al termine dell'ultima lettera...
tu eri scomparso per sempre:
evaporato gaiamente nell'aria.

Pare che l'essere senza sostanza fosse nel tuo destino!

Un'ultima volta, dopo tanto tempo,
ho pronunciato il tuo nome.
E non mi ha fatto male.

Mai più labbra d'amore per te.
Mai più labbra di sangue per te.

20 giugno 2009

mercoledì 20 maggio 2009

Crocerossine II (parole come crocerossine)

E' fredda la pelle senza l'arco accogliente del suo abbraccio,
è morta la pelle.
Mi abituo all'idea e ne muoio ogni notte.
Oh, le fantasie sono fendenti gelidi che squarciano la notte,
il sonno, l'incubo, il silenzio... la vita e le parole,
le parole, danno sollievo...
Le parole... sono crocerossine che leniscono l'assenza, il dolore.

Ho un'anima denudata e così la offro al mondo
e la solitudine mi sorride magnanima...

La bocca si nasconde come un cucciolo pauroso.
La bocca, la bocca... un tempo...
un tempo neanche troppo lontano mi apparteneva...
ma ora è cresciuta e non sa più riconoscere.

Oh, la rabbia che reprimo si prende gioco di me...
anche la rabbia mi offende! Che burla!

Tutti, tutti sognano l'amore.
Ah, per molti è una sfumatura di colore rosso intenso,
rosso sangue che difficilmente si lascia afferrare...
Oh, come le farfalle in volo sfugge via
e nessuna rete giunge mai in provvidenziale soccorso!

Chi ha coraggio di concretizzare le parole?
Quanti hanno il coraggio di rischiare, di giocare questa partita?
Di provare a dirsi vivi e veri e sinceri e coraggiosi e umani,
in fin dei conti... quanti?
Oh, ho paura di rispondere a tale quesito...
ma il cuore sa, il cuore sa e si dissangua...

Troppo morti, ormai morti per sperare di diventare sani...
E nemmeno parole come crocerossine sanno curare,
nemmeno... no...

maggio 2008

(non una vera poesia, ma un insieme di riflessioni e considerazioni...)

giovedì 14 maggio 2009

Crocerossine (o la gloria della poetessa)

Le parole, le parole come crocerossine mi vengono in soccorso:
pretendono di trasformare il male dell'anima
in bellezza poetica,
che non potendo donare l'amore anelato
quantomeno concede la fama, il prestigio e la celebrità alla poetessa.

Le parole mi accudiscono da brave infermiere,
somministrandomi alfabeti da mettere in rima
e affittandomi ampi spazi bianchi di fogli di carta A4
per sfogare l'insana malattia d'amore,
altrimenti repressa.

Sono in convalescenza poetica!
Sono in ferie dal duro lavoro della razionalità,
avaramente retribuita.

Oh, le parole!
Diligenti crocerossine con i loro colletti inamidati,
mi guariranno?

Le crocerossine, le parole come crocerossine
sapranno lenire la mia malattia?

6 luglio 2008

mercoledì 6 maggio 2009

Come Elizabeth


Mi sembrava giusto lasciarmi il tramonto pastello alle spalle.
Ho tracciato un percorso di passi mai calpestati.
Ho passeggiato nel prato avvolto dall'ombra,
una quiete irreale, accarezzata dal mondo inquieto del mio cuore.
Mi sono sentita come Elizabeth... ma io non sono lei.
Io rassomoglio a me stessa, sono una creatura della mia stessa penna.
Ho passeggiato in solitaria nel giardino,
tra il vecchio, avvizzito ciliegio e gli ulivi;
rannicchiata nella mia giacchetta...
simile a un abbraccio simulato.
Ho camminato in cerchio alcuni tristi minuti
constatando compiaciuta e commossa la mia solitudine.
Il cuore ha gridato, ma a chi importa?
Ho perso il mio sentiero di passi immaginari tra le foglie;
la stagione è al crepuscolo.
Tu sei distante una vita intera da me... lontano, smarrito...
ti cercavo dietro al ciliegio, consapevole che mai, mai
mi saresti apparso.
Ho passeggiato in silenzio, sola col tuo spettro.
Ho respirato nuova quiete.
Mi sono illusa per un momento di rassomogliare a Elizabeth...
ma questo non è il mio lieto fine.
26 agosto 2008
***
(questa è la poesia che ho scritto a cui sono più legata in assoluto: per il momento in cui è stata composta - e soprattutto per quello che è accaduto poco dopo -, per la sensazione carica di pathos che esprime, per il richiamo al personaggio letterario che amo di più Elizabeth Bennet di Orgoglio e pregiudizio. Questi versi li ho scritti lo scorso anno durante il soggiorno nella mia casa di campagna: dopo una passeggiata nel giardino davanti la casa; ebbi come la sensazione, trovai delle somiglianze con la particolare atmosfera che si percepisce nelle battute finali del film con Keira Knightley: la stessa luce - benché io fossi al tramonto mentre nel film si tratta dell'alba -, la stessa dolce solitudine, la stessa poesia nell'aria... e mi sono ritrovata a credere di essere Elizabeth o quantomeno di rassomigliarle molto in quel frangente. Ma come si è visto: non ho avuto alcun lieto fine...)

giovedì 16 aprile 2009

Creazione: Eva e Adamo

Guardo gli occhi dell'uomo.
L'uomo guarda i miei occhi.
Per la prima volta.
L'inizio, come l'inizio del Creato.
L'uomo mi osserva, mi scruta.
Io osservo, scruto l'uomo.

Conosciamo lo stesso segreto.

23 maggio 2007

Attenzione! Devo assentarmi dal web per alcuni giorni causa presunta rottura del computer (leggete qui), ritornerò online quanto prima!

lunedì 6 aprile 2009

La danza della distruzione

L'Apocalisse.

Trema.
Trema.
Trema.

La terra.
Il mio cuore.
Il pianto dei bimbi.

Trema.
Trema.
Trema.

La terra ballerina c'invita al suo banchetto di morte.
Alla sua celebrazione del dolore.
Al Giudizio Universale.

Che Dio ci aiuti.

Macerie.
Macerie.
Macerie.

Soffocano gli innocenti sotto calcinacci di sangue di polvere.
Soffrono le genti colpevoli di niente,
colpevoli per colpa di una geografia impazzita che non ha pietà:
allunga il suo passo e distrugge ogni cosa.

I bimbi non piangono più.
Se almeno piangessero...
Sarebbe un pianto di vita, di scampo, di salvezza.
I bimbi non piangono più.

Trema la terra.
Negli occhi impresso per sempre l'orrore,
nelle orecchie impresso il frastuono,
nel cuore impresso l'ultimo respiro.

Macerie.
Un altro tremolio.
Macerie.
Un altro tremolio.
Sopravvissuti.
Speranza.
Un numero di morte riecheggia.

Il silenzio mi rompe i timpani.
Non un pianto di bimbo a ridarmi la vita.
Dove siete bambini che piangete?
Piangete e gridate che siete vivi,
non arrendetevi a quelle macerie demoniache.

La testa mi duole.
Ho il sisma in testa,
ho il sisma nel cuore,
ho il sisma negli occhi.

Che Dio ci aiuti.

Perché tale tragedia?
Quale colpa?
Solo una geografia senza cuore è colpevole:
ma i suoi errori verranno pagati da innocenti.

Guardo a ieri, ancora non sapevo nulla,
quando la terra era nostra amica.
Vorrei tornare all'istante dell'innocenza,
quando credevo che la terra sotto i piedi
mai mi sarebbe venuta a mancare.
Ma ora solo una voragine di sangue e polvere mi sostiene.

Gaia, perché ci hai abbandonati?
Perché stai tremando?

Morte, non dovevi osare prendere con te i bambini,
essi non sono amici tuoi, hai ucciso le loro risa.
Morte, perché hai preso gli innocenti?
Morte, dovevi cibarti della tua miseria.

Notte.
Trema la terra.
Giorno.
Trema la terra.

Il tempo è relativo:
la danza della distruzione
scandisce i battiti.

L'Apocalisse,
la polvere,
il sangue,
la terra trema,
il mondo trema,
non sento nient'altro:
nessun rumore nel mezzo di questi rumori.
C'è solo buio.

L'Apocalisse.
Ne sono la penosa cronista,
ne sono la testimone,
ne sono la sciagurata traumatizzata.
Quel rombo ha spezzato i miei timpani.
Ha fermato il mio cuore all'ora tiranna.
Ha prosciugato fiumi di lacrime.

La terra ballerina ci ha invitati alla sua danza macabra.
Siamo piccole pedine,
siamo sopraffatti,
Siamo esseri umani.

Trema.
Trema.
Trema ancora la terra.
Mio Dio, fermala!
Abbi pietà degli innocenti!
Punisci questa geografia insensibile che ci affama,
che ci fa del male,
che ci uccide.

Il tempo si è fermato per sempre.

6 aprile 2009

(versi ispirati all'immane tragedia che ha colpito in queste ore l'Abruzzo. Sono annientata da tale tragedia, tremo come una foglia. Perché tutto questo, perché? Ho passato l'intera giornata ad ascoltare notiziari, aggiornamenti di morte dal luogo della sciagura, ad osservare quegli edifici devastati. Non ho parole per descriverne l'orrore. Ripenso alle 3,32 quando la terra ha tremato: mi sono svegliata e per i primi 30-40 secondi non ho realizzato cosa stesse accadendo... sentivo un boato spaventoso, non ho nemmeno percepito il letto tremare, sentivo solo quel rumore pauroso. E' tutto troppo orrendo.)

mercoledì 1 aprile 2009

Marmo di statua, una pelle fredda

La schiena è fredda, è solo un solco, è solo fumo, è impalpabile.
La schiena bianca, la pelle è fredda accanto a me,
la pelle è fredda sulla mia pelle.
La notte è crudele e senza anima.
Le lacrime sono di deserto arido e incolto.
E' solo fumo la memoria, è solo menzogna.
La schiena bianca non è al mio fianco, è impalpabile illusione.
La mia pelle è fredda, quasi marmo.

Che statua lieta, lietamente impressa in una fissità gelida.

La pelle è fredda, è tanto fredda.

lunedì 23 marzo 2009

Luna su Bourbon Street

Sono diventata creatura delle notti di luna.
Non più giorno per me:
solo il velo della notte a nascondere le mie miserie.
Di chi la colpa? Di chi la colpa di questo destino?
Degli sbagli di un tempo lontano... eppure, dietro l'angolo,
di un amore malsano, della follia, dell'anima venduta al diavolo.
Non ha più importanza, non più.

E' come se una canzone dolce, gotica e sfuggente raccontasse la mia vicenda:
ascoltatela e saprete tutto, senza che sia io a parlarne.
Non mi resta che camminare su questa strada desolata, bagnata dalla luna.
Ascoltando quelle note magiche... lasciatevi trascinare come me...
Io non posso fermarmi, devo essere qui ogni notte
ad inseguire la mia scia sotto il solco della luna,
col mio viso pallido e una moltitudine assieme a me...

Mi trascino su questa strada e Dio m'è testimone:
so di sbagliare e mi pento e mi dolgo ogni notte,
nondimeno, questo è il mio destino;
condannata a ripeterlo all'infinito.

L'infinita pena di questa condizione di non amore:
è accaduto tutto tempo fa, come secoli, come secoli,
sono stata promessa a questa vita, come agnello sacrificale,
sono stata promessa al buio che mi trascina...
io che non conosco più, mai più, la luce di mezzogiorno
mi è semplicemente concesso mostrarmi alla luce di mezzanotte.
Un velo di freddezza nasconde il mio ghigno amaro e bestiale:
ho le mani di peccatrice ma il cuore di una santa.
E la mia ombra è macchiata dall'ombra della luna.

Lui, lui, lui...
Lui cammina ogni giorno lungo le strade di questa città,
lui è colpevole, spregevole e indegno.
Sono rimasta molto tempo in sua attesa, di giorno, di notte,
l'ho atteso lungamente e dolorosamente, di giorno e di notte
combattendo contro il mio amor proprio, contro la ragione, contro la follia.
Ho pregato da vergine immacolata, durante l'assurda attesa.
Ho amato ciò che mi ha distrutta.
Ho distrutto ciò che ho amato.

Trascino le mie misere membra ogni singola notte tormentata.
Forse mi scorgerete, forse scorgerete la mia ombra
una notte di luna tesa lungo Bourbon Street...


(poesia ispirata alla canzone Moon over Bourbon Street di Sting, una sorta di remake! Ho letto il testo nel blog di Vele/Ivy e da lì, dietro suo suggerimento, è nata l'idea di scrivere dei versi ispirati alle suggestioni provocate dalla canzone. Questo è il risultato: ho scoperto di avere molto in comune con la gotica malinconia del testo originale...)

martedì 17 marzo 2009

Il tuo senile infantilismo e il mio cuore di stracci

Come potevo immaginare
che fosse così il finale?
Come, come potevo sapere...
Qual è la colpa?
O meglio, sì, meglio ancora:
di chi è il misfatto?
Chi di noi ha le mani colpevoli?
Chi tra noi le avrà macchiate
per sempre d'indelebile vergogna?

Acqua, perdono, amnesia del tempo che tutto scorre,
tutto dimentica: lava via l'offesa.
Trascina lontano ogni cosa, ogni...

Questa è la mia personale discesa negli inferi.
Chi mai ne ebbe il presagio?
Un destino vigliacco e muto,
incapace nel suo delirio di onnipotenza
di metterci in guardia dinanzi gli infiniti tormenti
che ci attendevano.

E ora ereditiamo dolore,
come sono miserabile!

Ma come immaginare tutto ciò?
E sulle mie mani i segni inequivocabili dell'umiliazione;
e nelle tue mani , nella tua coscienza senza volto
i segni della menzogna, dell'inganno...
e questo è troppo, in nome del cielo, troppo per entrambi!

Ora taciamo e dimentichiamo le nostre miserie,
le nostre alterne gioie.
Il tempo ci strapperà via il ricordo
e torneremo creature nuove, vergini
come un pensiero mai pensato.
Come quel sogno... appena zittito.

Il Destino scherza, si fa gioco di noi
alle nostre spalle, di certo alle mie;
che inganno ci ha teso,
tramando indisturbato la sua trama.

Un volto picassiano, di occhi e lacrime,
sul mio volto, sullo specchio;
tu cammina a capo scoperto,
a testa alta:
il tuo senile infantilismo sarà omesso
e il tuo peccato verrà nascosto,
non taciuto solamente al mio cuore,
al mio cuore... o cosa in sua vece.

Come potevamo presagire un epilogo così indegno?
Come intuirlo anzitempo?
Shhhh... questo è il momento della contrizione.
Questa è solo, banalmente follia!
Questo è... era amore!
Silenzio. Che ora, sì, che ora sia silenzio.
Ho parlato fin troppo:
adesso nascondo le mie mani vergognose
e il mio cuore di stracci... o cosa in sua vece...

17 settembre 2008

(questo è quanto è rimasto di una vicenda nata sbagliata da principio, questo è quanto rimane di un anno vissuto pericolosamente, questo è il diario di tanti sbagli da non commettere mai, mai più, questa è l'amarezza dell'amore...)

martedì 10 marzo 2009

Donna, eroina del mondo

Donna, occhi di rugiada, braccia di morbide piume,
cuore di zucchero, volontà d'acciaio;
il tuo corpo solido è la colonna su cui poggia il mondo.
Nelle tue vene scorre l'amore, come scorre il Nilo.
Donna, genitrice della Vita,
percorri i passi della tua esistenza, faticosamente,
ma con incrollabile fiducia,
dispensando nutrimento laddove vi è solo miseria.
Il sorriso e lo spirito di sacrificio sono le tue rughe d'espressione
e tu le mostri fiera all'occhio che ti osserva,
le mostri come un decoro di pizzo e di rose di spine.

Donna comune, sei proprio tu l'eroina del mondo:
perché esprimi il tuo coraggio nella realtà del quotidiano,
in quei piccoli eroismi annidati tra le pieghe di ogni giorno.
Sei l'esempio per le tue sorelle:
laddove guerre, sofferenza, male sfiancano la volontà
tu insegni a non cedere alla resa dell'offesa.

Donna, artista, regina, operaia, studentessa, amante:
centinaia di ritratti di signora evocano il tuo volto.
Ma nessuno sa veramente chi sei:
quello è un mistero che conosci soltanto tu.
Sei i mille volti della Natura e l'immortalità del Tempo.
Sei la Storia che insegna con saggezza, sei la Poesia.

Sei la resistenza al dolore!
La resistenza al pregiudizio!
La resistenza alla povertà!
La resistenza all'ingiustizia... Oh, i tuoi mille nomi!
Donna, i segni sui palmi sono le tue battaglie e le tue vittorie.
Questo mondo spesso non ti merita:
non sa comprenderti, non sa amarti, non sa portarti rispetto.
Eppure, tu donna, fiera e a testa alta,
grida le tue rivendicazioni senza paura!

Ora, fermati ad osservare l'accecante fulgore giallo della mimosa...
Ma non arrestarti ad esso: tu sei molto di più!
E permetti ad un Futuro nuovo di trovarti,
tendi le tue braccia e inclina i tuoi passi al Domani.
Donna, il mondo è tuo! Ogni giorno è tuo!
Sei la figlia prediletta di questo 8 marzo che ti celebra,
ma sei la figlia prediletta ogni giorno:
sei sempre donna, non dimenticarlo,
e fa' che la tua natura sia un privilegio ognuno di quei giorni!
Imbraccia la bandiera della tua passione e del tuo coraggio con orgoglio!
Donna, non dimenticare mai la tua forza
che ti rende fortezza sicura e inattaccabile!

2009

(poesia sul tema della festa della donna scritta per un concorso letterario)

mercoledì 4 marzo 2009

Rosa rosae II

L'ultima rosa che mi rimane,
poi non ne avrò più.
Gialla.
Gialla petalo decorata a mano,
a regola d'arte,
col prodigio d'un intricato ricamo di seta.

Sola nel vaso,
in indisturbata contemplazione di sé,
di quello che fu.
Di ciò che non fu.
Mai fu. Mai.

E' l'eredità floreale di un dono
carico di stupore e vergognosa bramosia
che mi è stato offerto.
E' l'eredità dell'inatteso e stupito pensiero
di essere donna, me!, cui omaggiare,
come si conviene,
con tipiche attenzioni floreali.

La mia rosa gialla.
Solo mia.
Ritratta in mille foto, foto gialle.
Ne sorrido divertita.

La prima rosa, mia.
Ma è anche, forse, l'ultima:
sa Dio se me ne doneranno ancora?

La sua tenera vanità di gialla rosa stecchisce,
come una diva del cinema muto,
solitaria nel suo vaso d'acqua.
La consolo con occhio indulgente,
rassicurandola circa la sua maestosità,
la osservo con tenerezza.
La giovinezza che scompare
va celebrata e accompagnata all'epoca adulta
con solenne viso serio.
Come i petali della mia rosa gialla,
scivolati nel riposo da poco, pochissimo...

Sa Dio se me ne verrà regalata un'altra, un giorno?

20 dicembre 2008

(sì, l'unica superstite delle rose della poesia "Rosa rosae")

lunedì 23 febbraio 2009

Rosa rosae

Macchie rosse,
macchie gialle
senza spine.

Assoluta mancanza di sangue vivo,
clorofilla e linfa,
nessuna spina.
Foglie appuntite.

Fiori recisi dalla terra,
orfane del seme, orfane della Terra Madre,
sono fiori di passione e di amicizia.
Nemmeno una spina.
Non rischio di ferirmi le dita,
neanche un graffio sulla pelle
che resta bianca immacolata.

Macchie di petali rossi
sanguigne e giovanili,
in boccio e fresche di pioggia.
Macchie di petali gialli,
i colori vivaci di un inverno grigio,
gaiezze di giovinezza che sfugge via...

E cosa ne rimane?
Un bel ricordo da conservare nell'angolo segreto.
Rose, rose, rose, rose!
Senza spine, senza minacce,
solo innocuo gesto di simpatia,
senza spine.

Rosa senza spine!

Petali rossi e gialli,
romantiche signorine vergognose,
mi somigliano in volto!
Rose, rose mie sorelle!
Siamo senza spine...
Siamo senza spine...

Macchie rosse,
macchie gialle,
macchie rosse, che guance rosse!
Giovinezza che corre nelle vene,
giovinezza negli occhi.
Giovinezza di petali virginali.

Macchie rosse,
macchie gialle
nel mio vaso di cristallo
lunghi steli di silhouette invidiabili
in ammollo nell'acqua,
che natura viva imperla il mio sguardo!
Metterò quei petali in versi,
se lo meritano decisamente!

Petali rossi e gialli senza spine,
niente sangue sulle mani sulla pelle.

(qualcosa che mi è stato donato tempo fa...)

giovedì 19 febbraio 2009

Notte: solitudine

Questo è il momento della solitudine,
l'istante in cui si curva nella notte
e s'impenna gagliarda
rendendomi la vita più arida
e priva di guizzi.

Questo è il momento in cui mi manchi di più
e in cui ti cerco con maggior, famelica disperazione.

E questa è la notte, la notte, la notte,
la notte, la notte, la notte, la notte,
la notte, la notte, la notte...
Una filastrocca disincantata.
Una filastrocca rotta che non ipnotizza più lietamente.
Ma che assorda.

E la mia notte si curva
e si abbandona alla solitudine del nonsense!

Razza di mondo folle!
Razza di idiota, cosa guardi?
Cosa spii?
Cosa?

La notte non ha tempo per i miei lamenti.
La luna ha di meglio da fare.

(poesia con cui ho recentemente partecipato al concorso di beneficenza indetto da Stella nel suo blog)

sabato 14 febbraio 2009

Ancora nei luoghi dell'anima

Forse ritornerò in questi luoghi,
un giorno.
In questi luoghi dell'anima
poveri di razionalità
e regnati dalla Passione
quale sublime tirannia,
incapace di lasciare scampo o grazia.

I luoghi dell'anima torneranno casa mia,
prima o poi, e imparerò ancora
a smarrirmi nei labirinti dei sentimenti
che accecano dolcemente gli occhi
e danno conforto e danno sostegno.

Ora sono in esilio,
in volontario ascetismo,
ridotta a peregrinare da sola come un'eremita
dal cuore congelato,
passando in rassegna tutte le orazioni
dei quattro angoli della Terra,
finché non troverò il mantra che sappia guarirmi
e reincarnarmi in nuovo cuore
capace d'innamorarsi di nuovo.

E allora, potrò fare ritorno
in questi bei luoghi dell'anima:
dove innamorarsi d'amore
è la naturale espressione del proprio esistere!

Forse tornerò in questi luoghi
e mi lascerò piegare dalla tirannia della Passione,
rinunciando per sempre all'anarchia del disamore!

martedì 10 febbraio 2009

Segui il mio labiale, quali parole effimere!

Non durano le parole,
mai durano a sufficienza:
rallegrano l'anima ma con effimera costanza;
un tremolio di fiamma.

Sono tanto brevi le parole,
assordano il tenero spirito dei cantastorie,
ma non i ciechi cuori senzacuore,
quelli non assordano mai.

Non durano le parole,
presto si dissolvono in un sussulto di pelle d'oca
che facilmente si dimentica.
Non rimane traccia di quei dolci lamenti
costati sofferta fatica.

Che vita grama!

E poiché non durano queste mie parole,
tu segui il mio labiale...
ben attento a non perderne nemmeno una sfumatura, una sillaba:
forse dureranno un poco di più.

Se non amore,
rendimi quantomeno l'immortalità della parola.

giovedì 5 febbraio 2009

Torna da me

Torna, torna da me
magari non ora.
Magari non propriamente tu.
Torna come tu...
che sei, però, qualcun altro.

Sì, torna come fossi qualcos'altro.
Sotto forma di pensiero,
di alito di vento, di brezza
o più precisamente ebbrezza.

Torna cambiato,
in perfetta metamorfosi con la tua essenza.
Torna, torna da me.
Prima o poi dovrai pur farlo.
Sarai una notte di stelle,
un folletto dal ghigno malizioso,
un incubo notturno,
un dardo infuocato.

Ma torna.

Torna da me e fa' che ogni cosa sia mutata
e ricominciata come un tempo;
ricominceremo tutto da principio:
come iniziare,
riprendere nuovamente qualcosa che non è stato mai,
qualcosa che mai abbiamo avuto.

Torna, torna da me...

Magari non esattamente tu,
torna come un te stesso
che è, in verità, un altro uomo.

Non ora, eppure...

(tornerà l'amore? Tornerà mai?)

domenica 1 febbraio 2009

Respiro

Respirare è cosa assai difficile
se non sei abituato a farlo.
Respiro a pieni polmoni
ma l'ossigeno mi sfugge:
evapora in bolle di sapone
cangianti di trasparenze luccicanti,
che si disperdono implacabili.

Soffoco.

Respiro di nuovo
e ancora la freschezza dissetante nell'aria
si smarrisce,
provo ad afferrarne a grappoli con le mani, con le dita...

Oh, le mie dita non sfiorano che vuoto!
Non sfiorano che inconsistenza!
A mani vuote non rimane traccia di aria da respirare
e soffoco.

Respirare è un esercizio decisamente proibitivo
se tenti affannosamente di afferrare quel sospiro
che ostinato ti sfugge.

E se cercassi nuovo ossigeno da respirare?
I miei polmoni mi ringrazierebbero vivamente,
non soffocando più.

Respirare è l'impresa di chi si ostina a soffocare.
Respira, respira, respira...

mercoledì 28 gennaio 2009

Elisir di eterna giovinezza

Desidero fare il possibile
per mantenere la mia innocenza infantile
e non invecchiare mai,
ma rimanere sempre uguale.

Inchiodata a questo momento.

(oggi è il mio compleanno... sono 24... ahhhhhh... che io sto assimilando con gioia, lucidità e maturità... come si può notare... ahhhhhhhhhhh aiutooooo!!!! Detesto il mio compleanno...)

venerdì 23 gennaio 2009

L'innominata

Mi chiamano luce,
illuminata di lieta brillantezza degli occhi,
eppure, io sono oscurità,
sono eclisse,
sono notte,
sono l'ombra di un albero affaticato dai decenni
che nella pozza fresca della sua stessa sagoma di ombra
pretende il riposo.

Mi chiamano giovinezza,
fiore in boccio di gaio futuro di nuove foglie da crescere,
ma io sono aridità,
siccità,
desertificazione,
sono terra infertile che non donerà più, mai più,
frutti per sfamare nessuno.

Mi chiamano gioia, umiltà, talento
e altri centomila nomi che non sono i miei...
eppure, io voglio solo nascondermi agli occhi del tempo...
e così... restare, senza nome e senza storia.

ottobre 2008

sabato 17 gennaio 2009

Prigione

E' giusto che ognuno si scelga la propria prigione.
E' una forma di democrazia di cui tutti sentiamo il bisogno.

C'è un cielo azzurrissimo, fuori,
ma i miei occhi sono ciechi.

Mi addormento sul pavimento freddo
di questa detenzione autoproclamata;
la testa assorta in un sonno lungo asettico
senza cognizione dello scorrere della vita.
Dormo, sogno addormentata in terra,
come una cerbiatta ferita.

Sogno una nuova vita,
che possibilmente non avrò.

E lento è lo scorrere di queste ore,
e la prigione nemmeno è rivestita d'oro...

Piego la testa sul gelido pavimento
di questa mia condizione,
il sonno che mi aspetta mi risveglierà...

settembre 2008

lunedì 12 gennaio 2009

Non esistiamo

Potrei incontrarti
e non sapere nemmeno che sei tu.
Le creature che non hanno volto e consistenza fisica
sono inevitabilmente destinate all'anonimato,
alla dimenticanza, all'oblio.

Se ti incontrassi...
molto probabilmente non incontrerei mai me stessa.

Non abbiamo faccia.
Non esistiamo davvero.

E' stato solo un sogno.

Se dovessimo incontrarci, ti prego,
proseguiamo senza nemmeno voltare lo sguardo.
E allora potremo ben dire di non esistere!

settembre 2008

giovedì 8 gennaio 2009

Occhi di vetro

Per troppo tempo ho punito me stessa,
convinta di dover scontare colpe
soltanto a te imputabili.
Ma la follia dell'amore non permette,
per disgrazia,
di guardare con veri occhi la realtà.

E così, solo con occhi di vetro
ho guardato per lungo tempo,
illudendomi che fosse opportuno.

Per tanto tempo ho fatto del male a me stessa,
cercando a tentoni le mie colpe
che in verità erano le tue...

E adesso che c'è solo "addio" tra di noi...
sto scontando la parte peggiore del mio supplizio.

28 settembre 2008

(spesso amiamo così tanto da convincerci che siano nostre le colpe, qualora qualcosa vada storto, siamo così severi nel giudicare noi stessi tanto da credere di essere gli unici a sbagliare... Purtroppo, la verità taciuta è che in questo caso il nostro incolparci equivale al non vedere il comportamento sbagliato dell'altro, quindi sollevarlo da qualsiasi responsabilità e alla fine persino assolverlo... Quando finalmente apriamo gli occhi e vediamo come stanno davvero le cose, nella maggioranza dei casi è troppo tardi: perché abbiamo sofferto e ci siamo incolpati senza una ragione, credendolo opportuno; l'unica speranza, l'unica possibilità è comprendere che non ci si deve far del male, credendo di essere gli unici a sbagliare e comprendere tutto ciò in tempo...)

sabato 3 gennaio 2009

La relatività del tempo

La relatività del parlare e del tacere

Ho avuto bisogno di mille silenzi
per sussurrarti appena una parola.

28 giugno 2008

La relatività delle ore trascorse

Ho atteso così tanto tempo che tu mi cercassi...
che alla fine le ore sono finite tutte...

agosto 2008