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"Ciò che conta è l'abitudine di imparare ad amare"

(Jane Austen 1775-1817)

La poesia d'amore...

Lizzie: Mi chiedo chi abbia scoperto che la poesia ha il potere di scacciare l'amore.
Darcy: Credevo fosse il nutrimento dell'amore.
Lizzie: Se l'amore è deciso e vigoroso, può darsi. Ma se è solo una vaga inclinazione penso che un misero sonetto lo faccia morire di fame.
Darcy: Cosa raccomandate dunque per incoraggiare i sentimenti?
Lizzie: La danza. Persino se il cavaliere è appena passabile.

Tratto da Orgoglio e pregiudizio

lunedì 29 dicembre 2008

Breve illusione

Fu come insana allucinazione,
che con artiglio di fuoco
mi strappò gli occhi orfani di lacrime.

Fu come un miraggio magnifico,
io mi avvicinai incautamente per sfiorarlo
e la falsa illusione si rivelò
trucco del Demonio per irretirmi:
l'artiglio di fiamme mi strappò il cuore dal petto,
ormai freddo.

Fu una disgraziata illusione questo amore,
straziante errore che minò
la salute della mia anima.
Fu una terribile illusione.

Ma fu breve.

martedì 23 dicembre 2008

Disincanto di Natale

E' freddo, fuori è freddo.
Le luci accese, accecanti, abbaglianti di intermittenze
a me sembrano spente, buie.
E' freddo e non c'è sole,
ho la vaga sensazione che dovrebbe esserci neve
ma non c'è neve, non c'è:
nessuna linea bianca che addolcisca il mio sguardo duro.
Il mio disincanto di Natale compie le sue note di rincrescimento.
Non ha nevicato, non nevicherà mai
ma è così freddo, è così avvizzito, è così smemorato
questo tempo di festività.
Non una linea bianca nevosa che dia un attimo di pace
al paesaggio desolato del mio fine anno;
nemmeno questo.

Eppure, guardando il cielo grigio,
ho la seppur vaga idea che dovrebbe esserci neve
o che qualcuno, abbia pietà di me, mi spieghi
la ragione di questi dolci canti!
Perché tale gioia? Perché?

Io ho solo un disincanto di Natale,
la voce fuoriesce a fatica, le note stonano vistosamente,
è freddo e nessun fuoco mi scioglie l'ugola.
A luci spente colgo il mio Natale,
frugale sequela di piccoli riti di sopravvivenza annuale
che poco o nulla hanno a che fare con me;
a luci spente cerco di preservare i miei occhi
dal luccichio schizofrenico di mille lucine impazzite,
a luci spente assaggio la mia solitudine e la mia miseria.

Non chiederò niente al signore di rossovestito:
non mi esaudirà, nemmeno stavolta!
Mi rimanderà al mittente la Speranza,
si farà negare dai suoi aiutanti...
pur di lasciarmi a mani vuote.
Al freddo di un Natale disincantato.

Cerco una traccia di neve,
ma i miei occhi non s'ingannano:
nemmeno quest'anno fiocchi di ghiaccio per me;
ma le mie mani sono ugualmente gelide
e nessuna cascata di neve allieterà di note bianche il mio Natale.
Solo freddo nelle ossa, nel cuore in solitudine.
Semplicemente un altro anno di sbandata malinconia dell'anima.

E' freddo, sì, è tanto freddo.
Mi rannicchio tra le braccia come una farfalla con un'ala spezzata,
mi rannicchio per sfuggire al freddo del non amore,
mi rannicchio per non udire i canti del mondo,
le candele e le luci accecano i miei giovani occhi.
Le lacrime non sono un unguento, ahimè!

E' freddo e le mani sono gelide...
Nessun caldo abbraccio mi cullerà.

giovedì 18 dicembre 2008

Lamentazione

Lamento il distacco e maledico il Fato beffardo
che si prende gioco di me e di te
tenendoci sempre, inevitabilmente separati.

Mi lamento e rendo lamentosi
tutti i miei giorni di solitudine,
senza che le ore possano scorrere in pace,
normalmente.

Lamento la tua assenza.

E forse, chissà, anche lì nel tuo angolo lontano,
nel tuo cuore si nasconde un pensiero d'angoscia
per questo nostro destino di miseria.

E allora, io estendo, innalzo il mio lamento d'amore
per entrambi i nostri cuori.

Come se il nostro dolore fosse il medesimo.

29 settembre 2007

sabato 13 dicembre 2008

Primo amore

Questa stagione di primo amore
scorre tra dolci angosce e amare gioie fugaci;
è come il compleanno della Vita:
luminoso di aspettative all'ombra di dubbi colorati in chiaroscuro.

Godo di questo sole,
perché il domani è un'incognita.

5 maggio 2007

martedì 9 dicembre 2008

Solo un sorriso sghembo, in eredità

Che cuore in frantumi mi devasta il petto!
Il mio seno ha perduto l'istinto di maternità,
nelle mie vene non scorre sangue,
non scorre sangue.

La mia mente è vuota
e il vuoto vi impera.
La mia anima è maledetta,
le mie braccia sono spezzate,
le mie lacrime sono finite.

Io non sono più una donna.

Io sono morta:
non lascio nulla in eredità di me stessa.

O forse un sorriso amaro...?

18 dicembre 2007

(questa poesia, scritta un anno fa, esprime il senso del sentire che ha determinato, poi, tutto l'anno seguente...)

giovedì 4 dicembre 2008

Crepuscolo

Se mi fossi accorta prima che tu eri un vampiro,
forse non ti avrei amato?
Magari mi sarei riparata il cuore nel petto
per non farmelo traviare dalla tua sublime attrazione?
Se avessi intuito, se avessi!

Già, perché tu non hai preso il mio sangue,
- sarebbe stato infinitamente meno doloroso! -:
hai succhiato la mia anima!
Sfregio più mortale che un morso di denti acuminati sulla pelle.
Di goccia in goccia...
hai preso a morsi e succhiato, quasi con sublime noncuranza,
il mio spirito, la mia volontà e la mia innocenza.

Se ti avessi smascherato finché ero in tempo,
avrei giocato pericolosamente con la difficile scommessa di amare?
Così simile al gettarsi nel vuoto...

Potrei supporre che il disorientamento del mio istinto
sia più che mai giustificato: data la tua natura.
Ma l'amore confonde l'istinto
e prepara ai salti nel buio;
spiana la strada a sconosciute vie.

E io ti ho amato.
Oh, quanto!
Oh, tanto!

Ma tu sei un vampiro:
e ti sei nutrito del sangue
dei miei casti sentimenti;
e quale dannanzione hai lasciato dietro di te!
Sangue e sfinimento, sangue e sfinimento.

Sei figlio della notte,
ma una creatura del sogno di addormentate giornate:
la notte è solo di veglia, poi l'attesa dell'alba.

E di una possibilità di amare ancora che non avrò mai.
Nemmeno nell'immortalità.

(in un certo qual modo, posso ben dire di aver tenuto per lungo tempo a un vampiro, piuttosto che a un essere umano con una coscienza e dei sentimenti; ho amato un vampiro... di quelli cattivi che succhiano l'anima e, infine, ti uccidono... Una vera perdita di tempo... col senno di poi, so di aver sbagliato tutto! Anche perché se il vampiro fosse stato questo, beh, allora sì, che ne sarebbe valsa la pena...)

lunedì 1 dicembre 2008

Amore di rossi segni nell'anima

Un amore tenero e sbagliato è germogliato in me.
Le sue radici, le sue foglie, le sue spine
mi hanno lasciato segni indelebili,
come tracce color sangue.

Come indizi d'una passione sbagliata
che non porta nient'altro,
se non dolore.

Un amore tenero, delicato come la follia,
ha minato la lucidità della mia anima
e difendermi, con le unghie e con i denti,
a poco è servito: infine ho perduto;
ho amato e ho perduto.
Perduto te.
Perduto me stessa.
Tutto.

Il mio amor proprio ho ucciso
per questo tenero amore distruttivo...
e non ho avuto nulla.
Se non follia e rossi segni come piaghe nell'anima.

E un cuore trafitto.

(lirica sempre composta nel periodo marzo-aprile 2008)

giovedì 27 novembre 2008

L'inutile attesa

Le mie ossa cercano le tue ossa
dal primo giorno in cui questo Creato
fu messo al mondo.

Queste mie ossa, nonostante la lunga attesa,
sono ancora orfane delle tue ossa.
Ma cenere, polvere, fieno, argilla e fango
ricoprono la mia pelle
e levigano i miei giorni di noia e inutilità dell'esistere,
che mai sono illuminati di te.

Del tuo corpo d'acciaio non vi è traccia
e il frastuono dell'assenza
rende più vivace l'offesa arrecatami dal Destino.

Perché mi ostino a cercare una ragione
che vergognosamente latita?
O forse è troppo inconsistente per evitare
una più che lecita derisione!

Ma io muoio di questo vuoto, muoio.

E le mie ossa di cenere e fango non ti attendono più...
ché tu non giungerai mai...

(poesia scritta nel periodo marzo-aprile di quest'anno - non ricordo con precisione -, non una fase troppo serena come si evince dai versi... ma prossimamente posterò liriche di quel periodo denotate da un maggior pessimismo...)

domenica 23 novembre 2008

La Mezzelfa

Senza parole da aggiungere,
me ne sto qui ferma ad ascoltare lo stupore
di un quotidiano pieno di sorprese,
che m'insegnano a crescere.

Di nuovi, giovani occhi illuminati
mi affaccio alla novità di uno sconosciuto sentire
che sorge nel mio cuore...
appena spacchettato.

Le mie mani, queste mani tornate immacolate,
tendo al sole:
bacia e carezza, bacia e carezza le linee della Vita
sui miei palmi, che sono nuove linee di una neonata nascita.

I tratti di un giovane incanto e io li dovrò svelare!

Sono una piccola creatura di flora d'inverno,
assopita sotto le foglie e i petali di fiori senza nome,
sono una figlia del Piccolo Popolo,
delicata di sentimenti appena germogliati:
mi coccolo di stupefacente scoperta!

Sono un incantevole Elfo,
sfuggito alla zona oscura e minacciosa del folto del bosco,
pronta ad irradiarmi di sole e di luna,
e nient'altro... se non questo!

Sono un piccolo, tenero, etereo e sfuggente Elfo:
danzo sola tra le foglie,
la melodia del mio popolo è serenata soltanto mia,
danzo sola tra le foglie...
ubriaca di gaia spensieratezza.

Danzo, danzo, danzo...

Poi tendo il mio orecchio a punta -
orecchio elfico, segno del popolo cui appartengo -
al canto del mondo che mi chiama a sé,
il canto del mondo è pieno di sorrisi e coccole per me:
non voglio più nascondermi nel fitto della foresta,
fredda d'amore.

(sapete, io sembro umana... ma in realtà, faccio parte del Piccolo Popolo: sono un Elfo! No, no... non scherzo! La prova che testimonia la mia reale origine... è il mio mitico... anzi, leggendario orecchio destro che è a punta!!! Ebbene sì, ho un orecchio a punta!!! D'altro canto, la mia reale natura non è un mistero: sono stata già ribattezzata "la Mezzelfa" e il mio amico Alfa mi ha dedicato un post in tema elfico... Così, ho creduto più che logico postare questa poesia che svela la mia identità... Shhhhh, mantenete il segreto, però! Shhhhh...)

martedì 18 novembre 2008

Tu sei ancora lì, passerotto

Hai un cuore di lacrime, hai un cuore di sole
che si riposa quietamente da anni, nel nido tiepido
che ti sei costruito volenterosamente.
Ci distendi le tue speranze abbastanza comodamente,
le coccoli sotto le tue piume morbide di cuscino.

Il tempo scorre, il mare non si arresta,
il mondo si rivolta su se stesso, la notte carezza il giorno,
le piante si affaccendano nella fotosintesi clorofilliana,
gli animali fanno letargo: si appisolano e si svegliano.
Tu sei ancora lì.

Il tuo sguardo di passerotto smarrito racconta le tue tribolazioni,
sorridi e dissimuli, cambi discorso... sospiri.
E sei sempre lì.
T'immagino come un'antica statua a guardia della tua Città Dorata:
che puoi ammirare da lontano, ma che non mancheresti mai di proteggere.
Per questo sei sempre lì.

Meriti che la luminosità della tua anima sia pace,
ma passando gli anni... la notte, seppur fredda, diventa gradita abitudine,
quantomeno terra conosciuta, alleata affidabile.
Premi la mano sul petto come una ferita:
lì, dove sopporti il dolore del solco, batte un germoglio di cuore da salvare!
Premi la mano sul petto e senti i tuoi battiti...
loro sanno cosa c'è da sapere e cureranno la tua piaga millenaria
che si trascina, imperturbabile degli anni.

Tu sei ancora lì, a guardia, condottiero ferito,
volgi lo sguardo al ricordo che rende belli i tuoi occhi,
ti affama e ti dà sostentamento, riempie gli spazi, ogni cosa,
rende i tuoi occhi più bagnati e più asciutti.
Accetti la tua sorte con sensibilità e con sforzo,
ma mai senza quel coraggio che ha reso forti le tue braccia
e immortale la tua anima.

Passerotto ferito! Hai un cuore di lacrime di sole assieme a te,
è l'eredita dell'amore, è l'eredità che la Terra lascia da nutrire.
Io ti chiedo la ragione e tu sorridi dolcissimo,
non dici una parola, non dici una parola,
sei sempre lì.
E questo ti basta, questo assicura un altro battito ancora alla tua ferita.

Ricordati di respirare ogni notte.
Ricordati di sognare ogni notte.
Ricordati di ciò che sei.
Ricordati che i ricordi fanno bene e fanno male:
ma sta a te dire basta... quando diventano pena e supplizio.
Ricordati dei bei ricordi.

Ricorda che una notte non dura mai tutta la notte:
è ciò che mi hai insegnato,
fa' che gli insegnamenti che hai dato a me siano buoni anche per te!

Addormentati nel tuo nido, forse la ferita sarà meno dolorosa,
addormenta le lacrime: hai un cuore di sole.
Gira lo sguardo verso la luce che nutre i tuoi ricordi,
tu sei sempre lì, tu sei ancora lì.
Rimani tutto il necessario:
ma permetti alle tue ali di muoversi ancora, un giorno...

(poesia scritta per un amico che soffre da anni, e che non riesce a trovare il senso alla sua storia, continuando a soffrire; ciò rende la sua dolcezza quasi una beffa: poiché una persona così sensibile non merita di soffrire così. Le mie parole non hanno facoltà o potere e non possono lenire il dolore... eppure, la mia speranza è che siano una luce che illumini il buio, luce che dia sollievo e illumini una nuova strada...)

sabato 15 novembre 2008

Décadence

Brindo alle macerie della mia passione,
mestamente passata a miglior vita
al termine di un'agonia durata una manciata di stagioni.

Il crepitio di una fiamma ormai spenta
è tutta la compagnia che mi resta;
e capo chino, cedo all'ubriachezza
- speranzosa del suo assolutismo -
del mio tormentoso amor di specchi infranti.

Giorni disfatti, questi miei giorni,
lasciati languire e macerare
nella svogliatezza di un'inevitabile trascurata esistenza.
Il calice del mio brindisi beffardo,
ghigno etilico di adorabile assistenza,
mi rammenta il nome delle mie recenti disgrazie.

Brindo, brindo ancora alla sconfitta!
E nessun poeta tormentato, nei secoli dei secoli,
mi rimproveri il mio scarso impegno
nell'intenzione di ben figurare
nella schiera dei migliori poeti decadenti!

Sono onesta, attenta e diligente adepta del credo melodrammatico
di ogni "giocoliere di strofe" che si rispetti!
E merito il rispetto, la considerazione e la celebrazione
di ingiallite antologie poetiche...

Abile a suscitare pena e compassione,
"poetessa-anima persa", si dirà di me!,
mi rimetto al mio calice amaro:
preludio del crollo nell'incoscienza del cuore.

Osservate, osservatemi!
Sono un'artista decadente, infine!
Ho fatto della mia disgrazia d'amore,
della mia vita,
un'opera degna dell'ammirazione del Decadentismo!

Ammirate pure lo squisito incanto di versi uniti
che imbastiscono la mia perduta esistenza sentimentale.
Sono il frutto maturo di un nuovo estetismo lirico:
esteta di bellissime brutture dell'anima!

Brindo, ancora alla solitudine di un crepitio di fiamma amica,
sulle vestigia d'una passione che fu,
stancamente tramandata;
e la decadenza del mio cuore osservo attonita!

Questa sì, seppur in armi differenti,
è simile alla decadenza dell'Impero...

(poesia che ho scritto come omaggio alla poetica dei poeti del Simbolismo francese; in particolar modo ispirandomi a "Languore" di Paul Verlaine, lirica che è il manifesto stesso del Decadentismo cui trova origine anche lo stesso termine del movimento letterario in questione. Date un'occhiata ai poeti maledetti e dintorni...)

mercoledì 12 novembre 2008

Espiare le tue colpe occuperà tutti i tuoi secoli

Espiazione

Dovrai scontare per lungo tempo la tua colpa.
Quanti secoli?

La tua giovane età vecchia di secoli

Vecchio, come quello che tu sei.
Ed è tutto ciò che sei.
Che ti resta.
Che mi resta.

Vecchio d'un secolo,
forse persino altri due o tre.
L'incapacità di manifestarsi sinceri fa di questi scherzi:
invecchia la scorza esterna e l'anima,
anima non dissimile a una pietra scura e opaca.

Vecchio, questo sei,
come la stanchezza dei giorni del tempo
che si trascinano immobili
nel solco dei dolori e turbamenti umani;
così vecchio tu sei!

E nel mentirmi sulla tua natura
l'impietoso scorrere degli anni
ha lasciato cicatrici di piaghe di sangue
sulla tua coscienza;
ha lasciato sfregiata una consistente parte di me,
che nascondo per decoro,
disinfettando, di tanto in tanto,
con garze di speranza.

Vecchio e pazzo!
E te lo grido senza il minimo rimorso!
Tu non sei altro,
no, non sei, non sei, non sei, non sei...

Vecchio, godi ogni giorno di un nuovo secolo
che accresce la tua maturità menzognera:
giacché solo qualche secolo t'invecchia,
non l'esperienza del vivere.

E dei miei sfregi non curarti:
non appartengono a te, come il resto.
Non leccare le mie piaghe:
io tanto in fiore,
eppure così solitaria creatura,
a un passo dallo sfinimento dell'età giovane...

Mi curerò da me,
con l'ausilio di un elisir di ritrovata giovinezza!

Tu impegnati a scontare la tua vecchiaia,
in quell'angolo buio di tana, di covo
che non osa menzionare la bestialità che ti compete.

Vecchio di cuore,
vecchio di testa,
vecchio di anima,
vecchio di responsabilità,
vecchio di coscienza.
Vecchio!

Gli anni impietosi non contemplano la pietà,
e non ne avranno per te.

E tu non chiedere che ti sia concessa:
contentati di rimanere vecchio in eterno.

sabato 8 novembre 2008

Il rifugio delle nuvole

Come invidio le nuvole che, se vogliono,
possono andarsi a nascondere dietro il cielo,
per piangere in pace.

Dietro al sole si rifugiano,
con maschere di piume si confondono
e di impalpabili carezze fluttuano incantevoli.

Dietro al cielo, proprio lì,
è il rifugio delle nuvole;
quando scoppiano in lacrime
e smarriscono brevemente i sensi.

Se mi fosse indicato il sentiero,
lietamente mi perderei anch'io come loro,
al riparo della gobba dolce del cielo.

Come singhiozzi di nuvola, diverrei...

Che mi sia indicato,
sì, che mi sia indicato...
il rifugio delle nuvole!

martedì 4 novembre 2008

Dimentica

Dimentica il mio volto,
dimentica le ore,
dimentica la notte,
dimentica le case,
dimentica le gioie,
dimentica le parole,
dimentica l'inchiostro,
dimentica la vita,
dimentica le speranze,
dimentica i sorrisi e le lacrime,
dimentica gli anni,
dimentica gli astri,
dimentica il tempo cattivo e la pioggia,
dimentica il raffreddore e la febbre,
dimentica ciò che mi hai insegnato,
dimentica le mie passioni,
dimentica l'egoismo,
dimentica il mio nome,
dimentica la nostra città,
dimentica di avermi promesso,
dimentica la tua faccia di carta,
dimentica il valzer delle età,
dimenticami.

Dimentica tutto, tutto quello che si deve dimenticare.
Dimentica...

E forse infine troverai un senso.
Troverai il senso di questa storia.
Troverò il senso.
Troveremo il senso.

Senso che poi potrò dimenticare.

giovedì 30 ottobre 2008

Autunno

L'autunno ha una malinconia dolciastra,
singolarmente struggente e gioiosa!

Il tempo dell'amore è passato,
il vento ne ha disperso
l'odore dolciastro.

Ora che le trombe squillino pure!

lunedì 27 ottobre 2008

Le illusioni perdute

Come se fosse amore,
ti curerei, ti rimarrei accanto senza parlare,
parole... parole che ad ogni modo si dissolvono
in gola prima di approdare sulle labbra;
eppure io saprei parlarti in silenzio
sapendo esattamente come fare.

Tra milioni di sospiri, come se fosse amore,
ti potrei accudire e mi risulterebbe particolarmente facile
farti ridere,
per vedere gli angoli dei tuoi occhi e delle tue labbra
arricciarsi amabilmente,
tendendo così a deliziosa smorfia.

Chissà, forse conosco la ricetta per renderti felice,
appagato, compiuto, chissà;
La mia ti pare presunzione?
Magari l'amore è presunzione, in certa misura!
Cosa siamo noi per giudicarlo come tale?

Come se fosse amore,
io ti amerei e accoglierei questo amore,
me che non ci pensavo affatto,
quale dono prezioso e inaspettato.

Come se fosse amore,
i miei occhi illuminati ti guarderebbero teneramente,
come se l'amore esistesse veramente a questo mondo.

Ma se l'amore non esistesse,
io tenterei e, infine, riuscirei a strappare alla realtà
quel piccolo, minuscolo spazio per amare,
per amarci finalmente.
Per rivendicare proprio l'amore,
un amore tutto nostro, senza paure.
E allora sì, l'amore diverrebbe una certezza
e sarebbe una nostra creatura...
concepita insieme, tu ed io.

Come se fosse amore.

28 febbraio 2007

(il titolo della poesia non era questo all'epoca... ma allora non potevo saperlo...)

venerdì 24 ottobre 2008

Elegia d'amore contraffatta

E' stata una notte lunghissima,
vuota di respiri.
Ho rincorso i tuoi occhi per lungo tempo
senza mai afferrarne lo sguardo, la luce.
Blackout.

La mia vita è in apnea:
affogo, affondo, annego;
non sono un delfino.
E' una notte lunga come un'apnea.
E' una notte breve come una storia d'amore
da favoletta "Harmony".

Sono la principessa e sono senza ranocchio.
La carezza serale di giugno mi solletica,
mi solletica con una piuma giammai strappata da ala d'angelo.
Giammai angelo!
Un limbo in cui mi dibatto misericordiosa
alla ricerca di redenzione, fuga, salvifica pietà.
Un limbo asciutto dalla contaminazione del sentimento.

Non sarebbe più semplice ignorare la felicità e
stabilizzarsi comodamente in un limbo privo di emozioni
e sensazioni, in cui la passione è sconosciuta?

I poeti non sono mai felici:
non scriverebbero poesie, altrimenti, si dice;
sarà vero? Io non so, io non so...
Ma io sono prosa imprestata ai versi poetici.
Fatemi tornare analfabeta, è una supplica:
almeno queste emozioni di strazio non avrebbero nome.
Ma i miei Dei non mi ascoltano!
Ma le mie Muse non vogliono sentire ragione!
Sciocchi Dei, sciocchi!
Ditemi, l'amor tormentato di poeta-anima persa
ingrossa il vostro curriculum?
Ma io non sono Tibullo, Sulpicia o Saffo!

Mie Muse, diseredatemi pure!
Punitemi con orecchie d'asino,
rimandatemi a settembre.

Eppure, sì, mi sia consentito di terminare
questi miei versi di poetessa impostora:
questa poesia è stata scritta al buio,
dinanzi la finestra, la radio parla note inglesi,
in solitudine picchio la penna geroglifica
sul foglio di carta d'argilla, pessima qualità.

Poesia scritta in un buio color solitudine
che poteva essere giorno.
Tu, sì, mi rivolgo a te!
Lo sai chi sei, lo sai che sei tu.
Ecco le parole che ti appartengono
per diritto dinastico
e io te le appiccico addosso.
Malauguratamente amo.
Te.
E tu non sai. Ma sai ogni cosa.
Sai. Sai. Sai.
Ogni cosa.
Sei cieco e sordo.
Ci vedi e ci senti benissimo.

Leggi ogni curva di queste lettere
che si fanno parole per te.
Leggile!
E se mi comprenderai...
Le mie Muse mi offriranno ottime referenze!

E' stata una notte lunghissima,
e si è fatto già mattino.

Così presto?

(poesia scritta e postata in estate nell'altro blog, a grandi linee i suoi versi sono ancora attuali, nonostante i mesi passati e nonostante qualche piccolo cambiamento avvenuto nel frattempo... ma grosso modo è ancora attuale, credetemi: sono tutt'ora la principessa senza ranocchio...)

martedì 21 ottobre 2008

Angelo custode da combattimento

Volevo dirtelo: il tuo angelo è accanto a me,
mi fa compagnia durante la fredda insonnia del mio vivere.
L'angelo che tu hai invocato per il mio cuore
è giunto qui.

Tu gli hai indicato la strada, percorso dolciastro e autunnale,
e lui ha tracciato la direzione confidando nella sua fama di aggiusta-cuori!
Il primo vento autunnale è la mia annunciazione lieta,
vedendolo non potevo dubitare che fosse il tuo messaggero,
le ali ben nascoste e l'aria un po' svagata mi hanno rivelato
qualsiasi segreto.

E' stato accolto come un vecchio amico atteso a lungo:
la nostra pare una rimpatriata di anime appena conosciute!
Il mio cuore trema a fasi alterne, l'angelo ne blocca qualche battito
e io gli sono grata per questo servigio.

Mi ha svelato la sua missione, che tu mi avevi preannunciato anzitempo:
sarà il mio angelo custode designato, un cuor di leone,
che tramuterà il suo corpo in scudo,
corazza di muscoli e compassione,
per difendere il mio piccolo cuore dal male,
dal male degli uomini che amerò immeritatamente!

Occhi commossi e volontà di ferro,
lui è il mio angelo custode guerriero
da te chiamato in causa, una notte d'autunno.
D'ora in avanti vigilerà sul mio sentimento e sulla mia poesia
per farli tornare immacolati dal peccato di essere stati
offesi da un amore tradito.

Te lo dico sottovoce, il tuo angelo è con me
e il vento e il sole di una stagione frizzante
ne svelano la presenza.

Rigiro tra le mani una sua piuma,
quasi distratto, casuale cimelio offerto proprio a me
che sono una scrittrice!
Gioco con la piuma e sono un po' meno sola:
la piuma sul cuore è quasi un sospiro di meno.

(poesia ispirata dalle parole di consolazione di un caro amico... e con infinita gratitudine gli dedico questi versi, che sono scaturiti grazie alla sua sensibilità!)

venerdì 17 ottobre 2008

Paesaggio campestre

La campagna è fresca di pioggia,
verde e gialla di un Cézanne ancora mai dipinto,
mostra tutta l'accogliente letizia di un autunno campestre e discreto.

La poesia è soave e la fragile potenza del suo Verbo
alleva i miei sensi.

Mi pare lo scorcio di una diversa epoca:
un Ottocento romantico che ho incontrato
in pagine di rara bellezza!

Me ne sento parte,
di questa natura campestre:
contaminazione quasi d'annunziana
tra forma umana e flora e fauna;
ora io lo sono!

Come un elfo di bosco,
che la natura ha addestrato
a far vivere accanto a sé.
Come un elfo di bosco...
che è il mio stesso nome!

La campagna è gioviale,
ha il sorriso innocente di creature,
il sonno leggero e riposa teneramente.

Oh! Questa brughiera incantata e dal carattere mite
ha rapito una parte di me!
Questa miracolosa brughiera di parole con il suo Verbo
intrattiene le mie gioie e i miei tormenti...

(poesia composta nel pomeriggio, di ritorno dalla presentazione del mio romanzo in quel della Ciociaria...)

lunedì 13 ottobre 2008

Le parole tue e mie

Quanta dolcezza, è quasi notte, è quasi luna, quanta dolcezza.
Ma non di notte, non di luna estranea e distratta!
Questa dolcezza che fiorisce nel dramma è un dono delle tue parole:
parole tue ma mie, nella leggerezza della tua sensibilità
si posano sul peso del mio sconforto, come una piuma,
e ciò che mi opprime ora fluttua assieme alla luna e alla notte.

E sono sveglia. E sto dormendo!
Le parole tue e mie, mi ninnano fino al mattino.
Quanta dolcezza, quanto prodigio!

Le parole tue e mie.

venerdì 10 ottobre 2008

Amnesia

Mi capita di vivere,
in questi giorni insensibili,
come se tu non fossi mai esistito.

Forse ti ho immaginato.

L'indolenza di queste ore
mi pare che corrisponda
all'inconsistenza del tuo spettro!

Forse il mio cuore sbaglia
nel suo ostinarsi a volerti reale...
Magari la mia mente ne sa più di lui:
avendoti già quasi rimosso
a tratti...
Un'amnesia di te simile a eutanasia,
non solo per assonanza o rima.

Forse la mia mente dimentica ha compreso ogni cosa:
che comandi, allora, anche al cuore
di sradicarti dalle sue profonde radici!
Che gli ordini di cancellarti!

O quantomeno che possa illudere il mio cuore
della tua mancata esistenza...
Poiché tale illusione
ha convinto con falso successo la mia memoria!

martedì 7 ottobre 2008

Deflagrazione di una stella nel petto

Ho il petto vuoto.
Un buco nero di meteora, di supernova esplosa,
una stella oscurata.

Mi è esploso un buco nero nel centro del petto.
Sono una carcassa di stella, di cuore, di comete spezzate
oscurate negli occhi.

Sono una carcassa di stella, assolutamente inutile.

venerdì 3 ottobre 2008

Te stesso, distrattamente

Mi accarezza le lacrime il tempo che scorre,
sarai più distante da me?
Distrattamente dimenticato.

Distrattamente te stesso,
per quello che può importare esserlo.

giovedì 25 settembre 2008

Educazione sentimentale

Il Sentimento e la Poesia rendono le anime belle,
le parole e il soffio sul cuore sono la medicina per le notti buie.

Fa così male la solitudine nottetempo,
fa così male la solitudine della vita,
è un fastidioso solletico l'amore...

Solletica i polpastrelli che bramano la penna e la carta
per trascinare sul foglio l'impeto irrisolto dell'anima che giace abbandonata.
Fa così male, se sapeste quanto fa male!
Fa male la solitudine dell'amore.

E non abbiamo che parole per sfogare la febbre e il delirio.
E non abbiamo che la poesia per celebrare la nostra disfatta!
E non abbiamo più nulla, le mani sfiorano il vuoto.
La notte è fredda e avvolta nel nonsense.


Il foglio è macchiato di frasi insensate, che suonano bene tra di loro,
frasi che non saranno lette da nessuno.

Queste sono le prime righe che macchiano questa bella pagina!
E io le riporto qui umilmente.

Il Sentimento e la Poesia rendono le anime belle,
le uniche dighe per bloccare la notte buia e anonima.

Il Sentimento e la Poesia nobilitano la mia vita...
Gradirei disimparare ogni cosa,
ma la notte è buia e irrispettosa.

Ho solo queste parole,
non mi resta altro.